Il Project Dependency Mapping è il processo attraverso cui si identificano, documentano e gestiscono le relazioni di interdipendenza tra diversi progetti, task, team e risorse.
Questo per dirla in una maniera piuttosto tecnica e fredda.
Diciamola in parole semplici: è l’attività di tracciamento che permette di sapere quale parte del lavoro dipende da un’altra, quali blocchi potrebbero insorgere e in che modo intervenire in anticipo.
Insomma, si tratta di una disciplina fondamentale per ogni organizzazione IT moderna che vuole garantire una pianificazione efficace, ridurre i rischi di ritardo e ottimizzare l’uso delle risorse disponibili.
Per dirla in altro modo: per qualunque azienda che non vuole rimanere al palo.
Nell’attuale ecosistema IT, dove le implementazioni software, i rollout infrastrutturali, la gestione degli aggiornamenti e la cybersecurity si intersecano di continuo, questo processo diventa una leva imprescindibile per:
- Assicurare una corretta e ottimizzata allocazione delle risorse.
- Evitare ritardi nella delivery.
- Prevenire colli di bottiglia operativi.
- Favorire la collaborazione tra i team, eliminando silos organizzativi
- Pianificare tutti i processi con precisione ed elasticità.
- Reagire in modo agile a modifiche e cambi di priorità.
Su tutto questo torneremo ampiamente nel seguito dell’articolo, ma vogliamo sottolineare fin da subito un punto centrale: non si tratta solo di coordinare task tecnici, ma di costruire una visione integrata che metta in relazione tempi, responsabilità, strumenti e obiettivi strategici.
Un cambio di paradigma più generale. Un passo decisivo verso la piena maturità digitale.
Un Project Dependency Mapping, infatti, permette di avere una governance solida, una capacità predittiva maggiore e una flessibilità operativa che può fare la differenza, soprattutto in ambienti dinamici e interconnessi…che sono esattamente gli ambienti in cui si giocano le principali sfide del mercato di oggi.
Project Dependency Mapping – perché è cruciale nella strategia IT
Nel ciclo di vita di un progetto IT, ogni fase può essere impattata da altre iniziative in corso: fin qui, tutto piuttosto intuitivo. Eppure, non sempre le dipendenze sono visibili a occhio nudo.
Alcune di queste sono evidenti; qualche esempio? Una release software che dipende dal completamento di una fase di test, l’inizio di un’attività di deployment che richiede il completamento della configurazione dell’infrastruttura, oppure l’integrazione di un modulo ERP subordinata alla consegna di un pacchetto API da parte di un altro team. Ma ci sono anche diverse dipendenze che, invece, possono risultare molto meno visibili: una policy di sicurezza che ritarda una migrazione cloud, un aggiornamento di sistema che viene posticipato perché il team di rete sta lavorando su un altro progetto prioritario, oppure una richiesta di approvazione legata a un budget IT bloccato da un processo decisionale interno ancora in corso…giusto per citare soltanto qualche caso comune.
In un contesto simile, dunque, mappare le dipendenze significa in primis rendere tutto questo visibile, in modo da poter essere tenuto sotto controllo.
Ma non solo.
Il punto più importante, in realtà, è un altro e si spinge oltre: passare da una gestione reattiva a una gestione proattiva dei processi IT. Ed è qui che il Project Dependency Mapping si collega direttamente a un concetto di IT Governance efficace. Pensateci bene: in fondo si tratta proprio dello strumento che consente di trasformare la complessità digitale in un vantaggio competitivo.
Le principali tipologie di dipendenze da monitorare
Diciamolo con chiarezza: è impossibile fornire un elenco esaustivo di tutte le tipologie di dipendenze da tenere sotto controllo con sistemi di Project Dependency Mapping.
Moltissimo dipende dalla singola azienda e dal contesto all’interno del quale si muove.
Però è certamente possibile individuare le tipologie principali, valide un po’ per tutti i tipi di business.
Le elenchiamo qui di seguito:
- Dipendenze temporali. Banalmente, un’attività non può iniziare finché un’altra non è completata.
- Dipendenze logiche: cioè basate su relazioni causali. Vediamo qualche esempio: una configurazione hardware necessaria per testare un software; la predisposizione di ambienti di sviluppo prima di poter iniziare il debug di un’applicazione; oppure la necessità di completare la fase di raccolta requisiti prima di definire l’architettura del sistema.
- Dipendenze di risorse. Una situazione molto comune, in cui più progetti condividono lo stesso team e/o la stessa infrastruttura.
- Dipendenze organizzative. Un punto che può essere (o non essere) collegato al precedente. Qui parliamo soprattutto di dipendenze relative a decisioni, approvazioni o budget gestiti da altri dipartimenti.
- Dipendenze tecniche: cioè legate alla compatibilità tra sistemi o alla necessità di integrare nuove tecnologie. Anche in questo caso, ecco qualche esempio pratico: un software legacy che necessita di un middleware (dunque di un “ponte”) per comunicare con una nuova piattaforma cloud; una libreria di terze parti che deve essere aggiornata prima di procedere con il deploy di un’applicazione; oppure, ancora, la necessità di sincronizzare l’integrazione tra sistemi ERP e CRM per garantire il flusso corretto dei dati.
L’avanguardia tecnologica nel Project Dependency Mapping
Ripartiamo da una consapevolezza, che è una conseguenza piuttosto scontata di quanto abbiamo preso in esame finora: mappare le dipendenze manualmente è praticamente impossibile in realtà aziendali complesse.
Servono strumenti dedicati e su misura. Serve soprattutto un’efficiente integrazione nei più avanzati software di ITSM o piattaforme di Project Portfolio Management (PPM).
E qui veniamo alla pratica: soluzioni come EV Service Manager permettono di integrare i dati di progetto con quelli relativi – ad esempio – a ticketing, incident management, asset management e richieste di servizio, facilitando l’identificazione delle dipendenze e l’automatizzazione degli alert e delle priorità.
Non solo.
Ancora più cruciale diventa l’integrazione con soluzioni di monitoraggio come EV Observe, che permettono di rilevare automaticamente i cambiamenti nell’infrastruttura e nei flussi IT, anticipando i potenziali conflitti tra progetti e sistemi.
Insomma, possiamo immaginare l’infrastruttura stessa come una complessa rete di dipendenze (e interdipendenze). Serve una visione olistica, ma anche particolareggiata. Serve automazione (un tema cruciale su cui torniamo nel prossimo paragrafo), ma serve anche una “direzione d’orchestra” che permetta ai team di prendere delle decisioni strategiche sempre più informate.
Il decisivo valore aggiunto dell’automazione e dell’AI
L’’introduzione dell’Intelligenza Artificiale e dell’automazione consente un ulteriore passo avanti nel Project Dependency Mapping.
Per dirla in maniera molto sintetica: con questa svolta, i sistemi non solo tracciano le dipendenze, ma imparano da esse.
Grazie al Machine Learning, infatti, è possibile non solo registrare automaticamente nuove interdipendenze sulla base dei dati raccolti, ma anche ottimizzare le decisioni progettuali con capacità predittive sempre più sofisticate.
È qualcosa che riguarda il futuro?
No; è il presente. E ha già molti risvolti pratici, tra cui:
- Analizzare pattern ricorrenti di fallimento o ritardo.
- Suggerire proattivamente nuove priorità.
- Simulare scenari alternativi di pianificazione con relativi pro e contro.
- Migliorare la previsione del carico di lavoro.
- Riconoscere segnali deboli nei flussi operativi per attivare azioni correttive prima che un problema diventi critico.
- Integrare il Project Dependency Mapping con dashboard di monitoraggio in tempo reale per una visibilità istantanea sull’impatto di ogni variazione.
- Offrire insight strategici agli stakeholder, tramite report automatici su vincoli, colli di bottiglia e opportunità di ottimizzazione.
L’elenco potrebbe andare avanti molto a lungo (ma meriterebbe una trattazione più approfondita e a parte).
Prima di passare alle best pratice per l’implementazione di un Project Dependency Mapping, ci teniamo però a sottolineare un altro aspetto decisivo, che ha a che fare con il miglioramento continuo.
L’intelligenza artificiale, infatti, favorisce la standardizzazione delle analisi, riducendo la soggettività nella valutazione delle priorità e facilitando un allineamento più rapido tra i team.
Come?
Imparando dalle versioni precedenti di progetti simili, capitalizzando l’esperienza per migliorare le performance future. Un po’ come facciamo da sempre noi umani…ma con una potenza di calcolo infinitamente più grande.
Le best practice per implementare un Project Dependency Mapping efficace
Come teniamo sempre a sottolineare nel nostro blog, non si devono confondere le best practice per una ricetta valida universalmente.
Moltissimo dipende dalle caratteristiche della propria organizzazione, dal contesto in cui è immersa, dalle basei da cui si parte, dai sistemi legacy, dagli obiettivi specifici che ci si pone.
Fatta questa doverosa premessa, si possono però individuare dei pilastri validi per tutti i tipi di realtà, quando si tratta di implementare un Project Dependency Mapping efficace e in continua evoluzione.
Li elenchiamo qui di seguito:
- Definire un framework coerente: Utilizzare standard riconosciuti come quelli di ITIL per strutturare i flussi di lavoro e le dipendenze tra servizi.
- Coinvolgere tutti gli stakeholder: Ogni team deve essere consapevole delle proprie dipendenze e di come il suo lavoro impatta (e dipende da) quello degli altri.
- Utilizzare dashboard dinamiche: Visualizzazioni interattive e in tempo reale permettono di rendersi conto delle connessioni tra task, progetti e dipartimenti in modo intuitivo.
- Pianificare revisioni periodiche: Le dipendenze cambiano. Il mapping va aggiornato costantemente per riflettere la realtà in continua evoluzione.
Conclusione
In un contesto IT sempre più distribuito, complesso e guidato dal cambiamento continuo, ignorare le interdipendenze tra progetti è un errore imperdonabile. Il Project Dependency Mapping non è solo un insieme di strumenti tecnico: è una disciplina strategica. E chi la padroneggia, è in grado di trasformare la complessità in valore.
FAQ
Che cos’è il Project Dependency Mapping?
È il processo di identificazione e gestione delle interdipendenze tra progetti, task, team e risorse. Permette una pianificazione più efficace e l’ottimizzazione delle risorse.
Quali sono i principali vantaggi?
Riduzione dei rischi di ritardo, miglior uso delle risorse, maggiore trasparenza nei flussi di lavoro, e miglioramento della collaborazione cross-team.
In che modo l’AI può migliorare il Project Dependency Mapping?
Attraverso l’analisi predittiva, il machine learning e la simulazione di scenari. L’obiettivo finale è la gestione proattiva delle dipendenze.